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Da "A sud di Band Aid – Il product placement nella comunicazione aziendale" © Gerardo Corti, il primo capitolo completo della storia del product placement dai Lumierè ai giorni nostri. Il capitolo più utilizzato per tesi, articoli e saggi sull'argomento finalmente a disposizione nella sua versione integrale.
Dalla fabbrica Lumière
a Minority Report.
Cento (e passa) anni di
contatti fra cinema e pubblicità
Il cinema è un’invenzione senza futuro.
Louis Lumière
Parigi, 11
luglio 1895, nelle sale della «Revue générale des sciences» avviene la prima
proiezione “pubblica” di una nuova invenzione chiamata cinematografo. In
programma ci sono ben 8 film: La sortie
des usines Lumière, La place des Cordeliers à Lyon, La leçon de voltige, Les
forgerons, La pêche aux poissons rouge, Pompiers: attaque du feu, Le jardinier
et le petit espiègle, Le repas de bébé.
Il pubblico rimane entusiasta, le cronache dell’epoca
tramandano di interminabili battiti di mani e piedi, dei fratelli Lumière
portati in trionfo e di scene di stupore come quella famosissima del panico tra
il pubblico durante la proiezione del film
L’arrivée d’un train en la gare de
La Ciotat.
Ma com’era
cominciato tutto?
Partiamo
dall’inizio. Antoine Lumière, figlio di un vignaiolo della Haute-Saône, amante
dell’arte, decise di darsi alla pittura e successivamente si interessò alla
fotografia aprendo uno studio fotografico che gli fruttò parecchi soldi. Erano
però i tempi delle lastre a collodio umido, che potevano essere usate solo da
professionisti e che richiedevano anche una camera oscura mobile per le foto
fatte all’esterno. Nei primi anni 60, però arrivò la crisi: l’industria
fotografica aveva cominciato a fare passi da gigante anche grazie all’invenzione
della lastra secca che permetteva la lunga conservazione, e quindi la
possibilità di libero accesso al campo della fotografia da parte di chiunque.
(Nel 1890
la Kodak dirà: “Schiacciate il pulsante, il resto lo faremo
noi”)
A questo
punto Antoine, da buon imprenditore, decise di sfruttare il fenomeno e di
produrre lastre secche da vendere ai privati. Partendo dalle informazioni
pubblicate su “Bulletin de la société française de photographie”, cercò
d’imitare il procedimento Van Monckhoven che permetteva di fabbricarle.
Purtroppo l’insuccesso e la troppa esposizione a sostanze chimiche costrinsero
Antoine a ritirarsi e a lasciare la gestione della fabbrica ai suoi due figli:
Auguste e Louis. I due si misero al lavoro e non solo riuscirono a fabbricarla,
ma la migliorarono facendo uscire di lì a pochi anni la famosa
étiquette bleue che per oltre
sessant’anni, grazie a continui perfezionamenti, rimase una delle più importanti
innovazioni esistenti. La fabbrica cominciò ad
espandersi: si passò dalle 110.000 dozzine di lastre prodotte nel 1886 alle
350.000 dozzine del 1890, fino a trasformare la ditta nella società per azioni
«Société anonyme Antoine Lumière et ses fils» nel 1892, con un capitale di 3
milioni di franchi. La loro fama si deve non solo alla bontà del loro prodotto
ma anche ad un abile campagna pubblicitaria che li vedeva protagonisti come
fotografi in grado di fotografare e di far pubblicare su varie testate delle
foto particolarmente belle o strane. I Lumière accumularono
utili e si ingrandirono a vista d’occhio, ma un altro pericolo stava arrivando
dall’America, un pericolo che avrebbe sicuramente aperto la strada a nuovi
potenti concorrenti fra i quali spiccava Eastman.
Stava
nascendo l’immagine in movimento.
La strada
verso questa nuova invenzione non fu certo semplice. In principio fu il
caledoscopio di Brewster, poi vennero il taumatropio di Paris, la ruota di
Farady, lo stereoscopio di Wheastone, il fenachistiscopio di Plateau, lo
zoetropio di Horner, lo stroboscopio di Stampfer, il bioscopio di Rudge e Green,
il cinemascopio di Seller, il fasmatropio di Heyl fino ad arrivare al cinescopio
di Edison, una sorta di apparecchio, dove lo spettatore poteva, guardandovi
dentro, vedere le immagini impresse su una pellicola in movimento.
Il n. 20
del Bulletin de la société française de
photographie del 1894 fra un articolo ed una foto dei Lumière, riporta un
rendiconto su questa nuova strabiliante invenzione, il n. 21 del
Monsieur de la photographie dello
stesso anno annuncia l’arrivo della prima macchina in un boulevard di Parigi
dove, con soli 0,25 franchi lo spettatore può provare un piacere indescrivibile.
Ai Lumière non rimaneva molto tempo.
Dovevano
ancora una volta dimostrare di essere i migliori riuscendo a competere con gli
altri produttori di film. Tuttavia serviva un’idea
in più, rendere fruibile la visione non solo ad una singola persona, ma
allargare il business. Il ritorno pubblicitario per le industrie Lumière sarebbe
stato immenso.
Dopo
alcuni esperimenti, i Lumière, riescono a girare il primo film il 19 marzo 1895,
che ovviamente, visto lo scopo dell’iniziativa non poteva essere che l’uscita
degli operai (festanti per l’ora del pranzo) dalla fabbrica Lumière.
Paradossalmente cinema e product placement sono nati lo stesso giorno.
Esiste poi
un aneddoto strano riguardo questa pellicola. Le fonti dell’epoca riportano
un’anomala versione visionata durante la prima vera proiezione (quella fra il 10
e 12 giugno 1895 al congresso delle società di fotografia di Lione). Il
Bulletin de la société française de
photographie (n. 16, 1895) scrive:
«...gli episodi sono stati: Primo. Uscita degli operai dalla fabbrica Lumière a
Monplaisir. Donne, bambini, uomini escono festanti per andare al pranzo: alcuni
a piedi, altri in bicicletta. Alla fine escono anche i padroni in carrozza. La
vita colta sul fatto. Il film ha avuto l’onore del bis...»
Alla
seconda proiezione (11 luglio) la carrozza scompare: le porte della fabbrica si
aprono gli operai escono, le porte si chiudono. Le cronache dell’epoca si
interrogano cosa sia successo, ma i Lumière negano di aver girato la scena due
volte.
Comunque
siano andate le cose, con le due versioni, una per i concorrenti e l’altra per i
clienti, i Lumière dimostrarono di saperci fare quasi di più come pubblicitari
che come cineasti. Per loro infatti il cinema è stato sempre e solo un business.
Un’attività secondaria, portata avanti esclusivamente per dare fama al resto.
Fu
soltanto grazie a Georges Méliès, un’illusionista che decise di sfruttare tutti
i trucchi che la nuova invenzione permetteva di creare, che il cinema diventò
una vera e propria forma di divertimento, grazie anche alla costruzione del
primo studio cinematografico del mondo a Montreuil-sous-Bois.
Durante
questi primi anni di vita è comunque difficile analizzare il fenomeno del
product placement, anche perché in alcuni casi è arduo stabilire il confine fra
cinema e pubblicità, come succede per
Sunlight, film francese del 1898, nel quale si vede un gruppo di lavandaie
con ai piedi scatole di Sunlight, per
Dewar’s Scotch Whisky, film prodotto dalla International Film Company nel
1897, dove tre scozzesi ballano con lancia e scudo di fronte ad un cartello
pubblicitario del whisky Dewar’s, o ad altre scene di operai e officine, come
succede per il film del 1904, riguardante la fabbrica del Moet et Chandon e per
A visit to Peek Frean & Co.’s biscuit
factory commissionato nel 1906 dalla Cricks & Martin.
Ancora più
originale è poi il film per il Patè Pol del 1905 dove una donna nuda sale su un
enorme scatola di Patè. Lo spot sta comunque staccandosi dal film anche se
continua ad esserne influenzato come dimostra la prima pubblicità della Perrier, che, pur essendo uno
spot vero e proprio, viene girata alla maniera dei film di Ruiz o Vertov, cioè
come documentario sulle popolazioni dell’Africa e dell’Arabia che ovviamente
bevono Perrier.
Per tutto
il periodo del muto, fino agli anni trenta le marche fanno lo loro comparsa come
scatola, neon o cartello, ma lo studio di questo periodo è estremamente arduo,
visto la quasi totale assenza di informazioni e la molteplicità dei marchi
mostrati. Un conto è vedere un taxi della Yellow Cab impegnato in un
inseguimento o la scatola del sapone Lux durante una scivolata di Olio, un altro è vedere i
cartelli della Van Nuys Building che accompagnano la
scalata di Harold Lloyd in Preferisco
l’ascensore (Safety last, Fred
Newmeyer & Sam Taylor, Usa, 1923).
Il
fenomeno non riguarda solo i film d’oltreoceano, ma anche molti film europei.
Fra questi uno degli esempi più palesi è quello contenuto nel film tedesco
Stürme der leidenshaft (Robert
Siodmak, D, 1931).
La prima
scena del film si svolge nelle immense cucine di una prigione dove sono
posizionati numerosi scatoloni di dado Maggi. Lo chef assaggia il brodo di una
delle grossissime pentole, dopodiché, facendo una faccia schifata, rimprovera
l’addetto spiegando che per avere un buon brodo si devono usare i dadi. Ne
prende tre da un piatto ricolmo e li butta nell’acqua bollente, sbriciolando
l’ultimo.
Nel 1927,
con Il cantante jazz (The jazz singer, Alan Crosland, Usa), il cinema diventa sonoro aprendo
nuove opportunità anche all’inserimento di un prodotto.
Ma prima
di passare all’argomento vero e proprio è opportuno analizzare brevemente due
fenomeni collegati al product placement che nascono in questo periodo e che
dimostrano l’importanza di questo mezzo comunicazione.
In realtà
è ancora una visione “privata” , la seconda dopo quella riservata agli addetti
ai lavori durante il congresso delle società francesi di fotografia, svoltosi a
Lione fra il 10 e il 12 giugno di quello stesso anno. La prima vera
presentazione pubblica sembra sia stata quella del 28 dicembre
1895 a Parigi, alla quale furono aggiunti altri film fra
cui il celeberrimo L’arrivée d’un train en
gare de
La Ciotat. (“sembra” perché secondo alcuni studi più
recenti viene collocata nei primi giorni gennaio del 1896).
Cfr. Félix Mesguisch, Tour de manivelle,
Paris, Grasset, 1933.
Bernard Chardère, Guy & Marjorie Borgé,
Les Lumière, Editions Payot, Lausanne, 1985.
Fra le
più famose è rimasta nella storia quella fatta ad uno sciame di maggiolini da
Auguste e pubblicata sulla rivista La
nature.
Cioè
Kodak, ma ovviamente anche Edison.
Per chi
fosse interessato alla preistoria del cinema si consigliano
Luce e movimento di autori vari, edito
dalla cineteca del Friuli nel 1995 o Il
cinema prima di Lumière di Virgilio Tosi edito dalla E.R.I. di Torino.
Da un
colloquio fra i due fratelli,
riportato alcuni anni dopo da Chairles Moison, capo meccanico delle officine
Lumière a Monplaisir.
Su questo
mistero sono state scritte un’infinità di pagine. Antoine Pinel fece addirittura
uno studio sulle ombre dimostrando che la versione arrivata fino ai nostri
giorni non può essere stata girata il 19 marzo all’ora del pranzo, ma più
verosimilmente durante un tardo pomeriggio d’inizio estate.
In realtà il primo Europeo, se si
considera il “Black Maria” (il nome deriva dal fatto che assomigliava ad un
furgone della polizia) costruito alcuni anni prima da Edison in America.
Molti
furono i pionieri del cinema che si cimentarono con film “pubblicitari.” Di
questi i più famosi sono sicuramente
Admiral cigarettes di Thomas Edison del 1897 e a
Romance of rail di Carl Porter del
1898.
Almeno la
prima catalogata nell’archivio di Jean-Marie Boursicot (Francia 1924).
Come
succede ad esempio in Laughin’ gravy di James W. Horne del 1931.
Società
tuttora esistente, ma che sottolinea l’enorme mole di lavoro che comporterebbe
un’analisi approfondita di quel periodo.
Tempeste di passione. Del film esiste anche una versione sonorizzata, distribuita in
Francia come Tumultes.