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Da "A sud di Band Aid – Il product placement nella comunicazione aziendale" © Gerardo Corti, il primo capitolo completo della storia del product placement dai Lumierè ai giorni nostri. Il capitolo più utilizzato per tesi, articoli e saggi sull'argomento finalmente a disposizione nella sua versione integrale.
I primi anni del cinema
sonoro.
Aspettate un momento!
Non avete ancora sentito niente.
Al Jolson
Con il
sonoro, e quindi dagli anni trenta, nasce una nuova stagione per il product
placement. L’oggetto non ha più bisogno di essere posizionato come cassa o
cartello, ma può essere addirittura usato o citato. Possiamo subito distinguere
vari metodi di posizionamento.
Il primo
metodo, più semplice, ripreso dal cinema muto, consiste nel filmare cartelli ed
insegne per strada.
Siamo
nell’epoca della screwball e del noir, che per la loro natura
prevedono di solito un buon numero di scene esterne.
L’utilizzo
di questa tecnica è però ambiguo, se Alfred Hitchcock inquadra volontariamente
il cartello delle lampade della
Empire electrics in Il prigioniero di
Amsterdam (Foreign correspondent,
Usa, 1940) o gira una scena spettacolare sui cornicioni (davanti al neon)
dell’hotel Europe in quello stesso film, non si può affermare con certezza che
abbia girato una ripresa notturna di Piccadilly Circus (anche se in questa scena
non avviene assolutamente nulla) solo per inquadrare le enormi insegne luminose
della Guinness, Black & White e Schweppes.
Ancora più
ambigue sembrano essere poi, quelle posizionate sui tram.
In
Sabotaggio (Sabotage, Alfred Hitchcock, Gb, 1936) ce ne sono diverse sempre ricorrenti, fra le quali spicca quella della
Duplon. La cosa potrebbe sembrare casuale, ma circa trent’anni dopo nello
sceneggiato culto Belfagor, ovvero il
fantasma del Louvre (Belfagor,
Claude Barma, Fr, 1965), nel corso delle otto ore passano in questo modo ben tre
cartelli Cinzano.
Nel corso
del tempo Hollywood si è divertita a giocare con lo spettatore svelando alcuni
di questi trucchi, come nei primissimi secondi di
Ipotesi di complotto (Conspiracy
theory, Richard Donner, Usa, 1997),
quando il logo iniziale della Warner Bros. Picture (quello che apre tutti i
film) si allontana improvvisamente e sullo schermo appare prima l’autobus che
riporta il cartello con il logo e poi il traffico di New York nel quale è
intrappolato assieme al taxi di Mel Gibson, oppure durante l’inseguimento nella
metropolitana londinese in Un lupo mannaro
americano a Londra (An american
werewolf in London, Usa, 1981),
dove, in più punti, fra i cartelli pubblicitari esposti, fra cui Marlboro, ci
sono anche quelli di See you next wensday,
film porno divertentissimo che i non morti si ritroveranno a vedere di li a
poco in uno squallido teatro di Piccadilly Circus.
Il secondo
metodo, molto simile al precedente, è quello di posizionare oggetti, casse o
sempre cartelli all’interno di un set. E così
Il piccolo alpino si trova davanti a
cartelli del Tot, Tyrone Power davanti a casse di tea Lipton in
Sono un disertore (This above all, Anatole Litvak, Usa,
1942) e Emlyn Williams davanti a quelli di Pepsi Cola in
They drive by night.(Arthur B. Wood, Gb, 1938).
Il
posizionamento diventa ancora più interessante quando il marchio viene usato,
come succede per le macchine da scrivere
della Imperial Typewriter Co. con le quali
lavorano le protagoniste di Sunshine Susie
(Victor Saville, Gb, 1931), oppure
mangiato, come per i Campbell's Crunchie Crispies in
Vote for the Huggetts (Ken Annakin, Gb, 1949).
Importante è poi il caso in cui il prodotto è funzionale alla storia. Il
fenomeno si svilupperà più avanti, ma già in questi anni esiste qualche
eccezione, come per il distributore della Shell nel quale riesce a rifugiarsi
dalla polizia il fuggitivo (innocente) Emlyn Williams nel già citato
They drive by night o per le palle da
golf P.C.A. e Kranfly (forse il primo abbozzo di pubblicità comparativa
cinematografica) che fungeranno da catalizzatori per la conoscenza (ed i
successivi disastri) fra Cary Grant e Katharine Hepburn nel divertentissimo
Susanna (Bringing up Baby, Howard Hawks, Usa, 1938).
Susanna e le sue palle da golf
sono anche fra i precursori della
citazione. Citare un prodotto ed esaltarne le sue caratteristiche più o meno
enfaticamente diventerà uno dei punti di forza del product placement.
Esiste però un’eccezione: la carta stampata.